Corte Verzè
Restaurants Cazzano di tramigna, Corte verzè

Corte Verzè

Corte Verzè

Ristorante tra Verona e Vicenza - Ville matrimoni
Ideale per chi cerca ville per matrimoni. Il ristorante a Verona, poco lontano da Vicenza, si sviluppa all’interno, con un ambiente accogliente e caldo grazie alle pietre a vista e le travi in legno, ed all’esterno, con una terrazza panoramica sulla valle.
Scegliete il nostro ristorante per matrimoni, cerimonie e meeting aziendali assaporando una cucina tradizionale che riscopre gli antichi sapori e profumi del cibo delle nostre terre.

Services

  • Weddings and banquets
  • Garden
  • Parking
  • Pool
  • Television
  • Product sales
  • Region
  • Veneto
  • Province
  • Verona
  • Zone
  • Cazzano di tramigna
  • Address
  • Via cambran, 5


Corte Verzè
Via Cambran, 5 - 37030
Cazzano di Tramigna - Verona

I Fiori
I Fiori La stanza destinata al tema dei fiori è la sola ad avere un affaccio sulla valle verso Cazzano, mentre le altre finestre aprono sul dietro della Corte, con i vigneti ed il monte.
La sensazione chiara fu quella di voler aprire i locali alla spinta di una natura dolce, portata invero da un vento fortissimo che proprio dalle finestre entrava incessante.
Così nasce, in soggiorno ed in anticamera, il gioco di portare l’azzurro del cielo nelle stanze, aprendo lo spazio tra le travi a sostegno del tetto e permette che entrino frasche e che si posino uccelli ed oggetti domestici.
Le pareti sono percorse da fiori, come soffiati da un alito di magia. Nel bagno abbiamo ideato un giardino nascosto che sfuma in un tramonto. Di fronte alla finestra del grande vento ho voluto dipingere una Maternità, la Vergine col Bambino, tra roseti fioriti e ghirlande preziose con il Fanciullo che odora un fiore con tenerezza interiore. In onore alla sacra rappresentazione, abbiamo dipinto il camino con un ricercato tono di azzurro su cui è posto, semplicemente, un piatto decorato con fiori.
L'Olivo
L'Olivo Una proposta... uno stimolo che nutre l’intelletto, la creatività, la memoria... ed è tutto mondo.
Il signor Verzè apre la porta della stanza e scruto. Il ferro battuto forgiato al mantice, che accompagna gli scalini al piano superiore, offre un dettaglio, un ramoscello d’olivo.
Il sole entra dalla finestra dietro noi e chiama.
Il tepore che avvolge, ed ecco li fuori in primo piano questa preziosa pianta, simbolo di luce divina, sapienza, vita, rigenerazione e pace.
Da queste tracce si è sviluppata la realizzazione dell’opera “Silenzio”(tra gli olivi), che si concretizza in un quadro che accoglie l’ospite nel suggerire di gustare il silenzio di questo luogo, la pace che qui in quel di Verzè si respira.
I toni del verde nelle sue sfumature, descrivono da prima questo richiamo mediterraneo per poi materializzarsi al centro dell’opera, nel gesto della fanciulla, che affiora dalla superfice pittorica.
Colgo fisicamente la terza dimensione del dipinto in quel dettaglio che pare mi chieda di prender corpo; ed ecco allora qui il dito indice della piccola mano affiorare a tutto tondo.
Il Vino
Il Vino Ho scelto il vino perché mi piace e trovo significativo che questo nettare da millenni accompagni la vita degli uomini cullandoli nei momenti di festa e di allegria. Da sempre il vino unisce ed affascina e ad esso sono legati racconti e tradizioni che provengono dalle nostre più remote radici. Non poteva che essere stimolante scegliere il vino come protagonista di questa stanza. Mille pensieri e mille idee hanno affollato la mia mente già allenata a parlare di vino…  Ho immaginato che all’inizio della vita, nel giardino dell’Eden, Adamo ed Eva si contendessero come frutto proibito l’uva, in questo caso quella nera da cui nascono in queste vallate vini pregiati come il Valpolicella e l’Amarone.
Per finire ho concentrato la mia attenzione sulle sensazioni che sa regalare il vino se gustato, assaporato, così come faceva Dioniso, Dio del vino, al tempo degli antichi Greci.
Ebbrezza, leggerezza e piacere sono tre sfumature di un complesso mondo di note che questo nettare è in grado di regalare.
Il Bosco
Il Bosco Una camera a Verona nel bosco.
Il Bosco è il luogo dove ci si smarrisce... per poi ritrovarsi (a meno che gli uccellini non mangino le briciole di pane). É il rifugio per raccogliersi e ricominciare... soprattutto a fare sogni!
Di sogni ne ricordo tanti, ma questo l’ho inciso sul muro di questa camera: a fatica, col cacciavite, come un graffito rupestre che ha il sapore del tempo e della storia, della mora e del lampone di Verona. Alla fine ho dipinto nella camera un sentiero, i tetti, il gufo e molti alberi. C’è anche un serpente, per ricordarti di essere prudente.
La mia arte è quella del cantastorie: un’arte fatta di immagini volte a raccontare e raccontarsi.
Storie che si delineano attraverso un dialogare con il graffitismo preistorico, con tutti gli aspetti della cosiddetta “arte primitiva” e con l’intero ambito del disegno infantile.
Immagini fiabesche, enigmatiche, malinconiche e con una vena di ironia, incise nel gesso e nel colore.
Graffiti per loro natura magri, essenziali ed astraenti, su una superficie rigorosamente bidimensionale in cui si muovono fluttuando, come in uno spazio onirico o musicale che prende vita in questa camera.
Il Pane
Il Pane Le ispirazioni per il tema del pane derivano dalla mietitura, ma non quella di adesso bensì quella di 50 anni fa, con i campi “ruvidi” appena falciati dai contadini, i covoni di grano ammassati un po’ qua, un po’ là… e soprattutto la LUCE, così tanta luce in quelle giornate assolate: la luce che ferisce gli occhi, il sole che brucia l’erba…
Da qui, la scelta di utilizzare un unico colore, l’ocra, nelle sue diverse gradazioni e come tecnica pittorica, l’acquarello. Il nostro intento, infatti, era di riuscire a trasportare questa luminosità e queste sensazioni di lavoro “antico” all’interno della stanza, che data la sua posizione, risultava buia e che quindi secondo noi necessitava di “energia”.
La scelta di scrivere poesie e filastrocche di altri tempi, legate al pane è stata invece dettata dalla volontà di dare dignità e valore a un principio che ogni essere umano non dovrebbe dimenticare mai… l’umiltà.
La Mora
La Mora La stanza di primo acchito mi ha affascinato per la luce naturale che entra dal lucernario posto tra le travi di legno del tetto; questa luce la illumina, e pur essendo la stanza tra le più piccole di Corte Verzè, risulta avvolta da un’essenzialità pulita e armonica. Per questo, ho cercato di non soffocarla con grandi pitture, ma di cercare una strategica sequenza di piccoli interventi, come fossero ulteriori piccole vetrate che permettono alla luce di filtrare. Volevo mantenere questa concordanza tra stanza-luce e arte, in tal senso ecco che le ciliegie diventano piccoli oggetti inconsueti, sortilegio di colore e traslazioni della mente, rimandi di colori celesti, color pesca e partecipazioni di rosso, un rosso che spicca e si impone inesorabile.
Il mezzo che ho utilizzato è la fotopittura, che riconvoca la mia ricerca artistica, che negli ultimi anni sto conducendo, un binomio tra fotografia e pittura, dove queste due discipline dialogano tra loro traendone nuova energia.
Il Miele
Il Miele L’arte è interna a me, come il pancreas o il fegato. Il mezzo con cui essa si rappresenta, il video, principalmente. Per la sua capacità di contenere concetti e immagini.
Pensando al miele, ho immaginato gli uomini paragonati alle api.
Venuti al mondo per un pensiero ben preciso, appartenenti ad una società, indispensabili nella propria individualità. In continuo contatto ma in realtà terribilmente soli.  Come separati da una membrana protettiva, che scinde, che isola e che ripara.
Nasciamo senza sapere se saremo operaie, regine o fuchi.
Con questa speranza andiamo in cerca di fiori migliori, di produrre di più, in continua ed incessante ricerca, cerchiamo di essere migliori per guadagnarci magari un giorno il titolo di regina.
Ma c’è chi si ferma e guarda il paesaggio, perchè sa che regina si nasce, e che comunque andranno le cose, il miele non può essere che dolce.
...ehi, non ditelo a nessuno però!
La Frutta
La Frutta Nella personalizzazione di questa stanza ho cercato di trasmettere tutto il mio entusiasmo, la partecipazione e il coinvolgimento che i colori della natura esprimono attraverso la frutta. Per me, la magia dell’acquarello è la sua imprevedibilità, la sua capacità di sorprendere sempre anche la mano più esperta e consapevole.
Allora le forme si dissolvono, talvolta cancellando i confini di una realtà tangibile e sconfinando nel pensiero astratto. Disegnando scenari incantati, tracce di un’esistenza sospesa e senza tempo, testimonianza d’amore, di vita e di verità, che cerco di infondere nelle mie opere con la delicatezza di una ninfa che appartiene al mare.
Opere che rivelano il mio animo aperto, sensibile e solare ma al contempo libero e mutevole, come l’acqua che, scivolando sulla superficie, incontra la luce e si trasforma in arcobaleno.
Opere che si aprono anche alla poesia, come quella di Laura Veronesi, collega e cara amica di Caterina, che con i suoi versi ispirati, ci accompagna in questo viaggio attraverso un’esperienza di evocazione e suggestione.
L'Aia
L'Aia Il forum della vita agreste pullula di sfumature e spicca la prorompente vena artistica di Cassini. Pennellate di vivacità e colore raccontano il quotidiano andirivieni in un’atmosfera permeata di piccoli gesti e grandi valori.
Dal murales sembra accendersi il chiacchierio della natura, scandito dal verso degli animali da cortile, quello fiero ed altero del gallo, quello timido e sommesso della gallina, il brontolio delle oche che s’alterna ai miagolii di un gatto arruffato.
Una dimensione in cui anche le foglie dell’albero raccontano la loro storia ed ogni essere vivente interpreta la metafora di se stesso.
L’armonia contadina contagia l’artista che ne esprime la forza e l’emozione, cogliendo tonalità intense e suggestive, quasi vive, tanto da sorprendere l’occhio e costringerlo a mettere a fuoco se il sogno o la realtà.
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